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Avvocato manganellato al corteo, il gip archivia: “Impossibile stabilire l’identità dell’agente”. Il legale: “Hanno indagato su di me”

L’episodio era avvenuto in via Roma al corteo del 1° maggio 2019. Il legale, Gianluca Vitale, stava cercando di portare la calma ed era con le mani alzate

 

di Raphael Zanotti da La Stampa del 03-03-2023 - Ed. Torino

https://www.lastampa.it/torino/2023/03/03/news/avvocato_manganellato_polizia_primo_maggio-12674525/?ref=LSTO-F-2

 

Può un’indagine tendere verso una quasi certa archiviazione? In alcuni casi, e seguendo le linee investigative oggi esistenti, è altamente probabile. L’avvocato torinese Gianluca Vitale, durante il corteo del 1° maggio 2019, venne preso a manganellate da un poliziotto mentre si trovava in via Roma. Stava cercando di portare la calma tra i manifestanti e polizia. Era indifeso, con le mani alzate, si era qualificato come legale e stava discutendo con un funzionario quando è stato percosso. Inutilmente. Ha preso un colpo in testa, ha cercato di difendere un vecchio rifugiato argentino accasciato a terra. Aiutato da alcuni poliziotti dopo il passaggio della carica, è andato in ospedale a farsi controllare: trauma cranico non commotivo, 7 giorni di prognosi. Tuttavia quella manganellata a freddo, senza motivo, lo ha spinto a sporgere denuncia. Con lui anche una ragazza vittima della carica, che non faceva nemmeno parte del corteo, per lei la rottura di un braccio.

 

Oggi, tuttavia, il caso dell’avvocato Vitale è stato archiviato. E sulla ragazza pende identica richiesta da parte della procura di Torino. Perché?

 

Perché, come ha spiegato il gip Francesca Roseti, non è possibile procedere. In questi quattro anni non è stato possibile identificare con certezza chi era il poliziotto che ha manganellato l’avvocato. Un tema che riporta in auge un’annosa questione: quello del numero identificativo delle forze dell’ordine impegnate in piazza. Tema che si ripresenta ormai a ogni manifestazione dal G8 di Genova.

La questione, però, non si limita a questo. «È un tema, ma non è il solo – spiega l’avvocato Vitale – Dopo la mia denuncia le indagini sono state affidate alla Digos. La quale ha svolto indagini sul sottoscritto, più che sulla ricostruzione dei fatti e sull’eventuale identificazione del poliziotto. Stessa cosa è capitata alla ragazza che era con me e che ha sporto denuncia. Il problema sembrava essere perché fossimo in piazza e con quali intenzioni».

 

È un problema non solo italiano, ma che investe tutti i Paesi europei. L’avvocato Vitale, che fa parte anche dell’associazione degli Avvocati Europei Democratici spiega infatti che «anche laddove il numero identificativo esiste, la questione del corpo a cui vengono affidate le indagini non è peregrina, tanto che i colleghi tedeschi chiedono che sia un’autorità indipendente a investigare sulle condotte delle forze dell’ordine durante gli scontri di piazza»

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Di fatto la giudice Roseti ha accolto la richiesta di archiviazione che era stata presentata dalla procura, ma in qualche modo ha voluto sottolineare il fatto che le sue ragioni non sono le stesse, definendo anzi «semplicistiche» quelle presentate dalla pubblica accusa che sosteneva l’avvocato fosse circondato e fosse stato percosso «involontariamente». Al contrario, la giudice, ha sottolineato come il legale torinese fosse «più indietro» rispetto alla «linea di scontro» con i manifestanti e come non fosse stato in alcun modo coinvolto negli incidenti.

 

Nessun numero identificativo e un’indagine condotta sulle vittime, tuttavia, è difficile che possano portare a una conclusione giuridicamente diversa da un’archiviazione.